L’amore impossibile e le donne

L’amore impossibile e le donne

Slanci, cadute e trasformazioni del desiderio

2022
14,5x21
Moretti&Vitali
ISBN: 9788871868721
24 euro

Tra l’incanto e la meraviglia dell’infanzia e la naturale spinta individuativa che interrompe la pienezza originaria e costringe a una ricerca esistenziale nella quale si incontrano la delusione, il limite, la perdita e la difficoltà di rapportarsi all’altro da sé, “si dipana l’umano destino”. Tra lo slancio dell’anima che anela all’assoluto d’amore e il bisogno di contenimento e di orientamento dell’Io, si inaugura il viaggio nel labirinto della psiche. La meta di questo viaggio è la trasformazione dello sguardo che l’essere umano posa su se stesso e sulle relazioni. Il sogno d’amore romantico di cui parlano certi miti, la grande letteratura e in generale l’arte, costringe per contrasto alla messa a fuoco del piano di realtà delle relazioni tra gli amanti, ma nello stesso tempo è il lievito di quella trasformazione spirituale della coscienza che Jung ha paragonato all’alchemica Coniunctio oppositorum. È il paradosso della vita: l’impossibile diviene l’unica via percorribile per chi non vuole rinunciare alla pienezza del Sé in cui il maschile e il femminile intrapsichici si riconnettono.
Parlare d’amore oggi, in questa epoca di disincanto confuso con l’idea di emancipazione, è un rischio, una provocazione, un discorso intrinsecamente eversivo e sempre a rischio di fraintendimento. L’autrice ne è perfettamente consapevole, ma l’esperienza analitica con molte donne che sembrano lontane dal sogno romantico rivela che l’inconscio ne è ancora impregnato, e questo sogno non riconosciuto determina sia i nodi patologici sia il potenziale creativo. L’autrice si espone in prima persona, convinta che sia un dovere di trasparenza intellettuale dichiarare il proprio riferimento culturale senza presumere l’oggettività di un argomento tanto complesso e sfuggente.
Percorrendo il sentiero tracciato dai grandi maestri della psicoanalisi, l’autrice evoca con movimenti spiraliformi esperienze personali e frammenti di storie cliniche, corteggiando con volute leggere poeti e letterati la cui sensibilità ha saputo dare voce alle pene d’amore delle quali è intrisa la vita. E così, pagina dopo pagina, scopriamo che dietro agli amori impossibili rivive il sogno romantico di perfetta fusione con l’amante, il desiderio di una passione perfettamente corrisposta, l’idealizzazione dell’altro da sé che non viene percepito nella sua alterità, il bisogno di appagare un vuoto derivante dal fallimento del primo grande amore sperimentato dal bambino con i genitori.
Con la conoscenza derivante dalla sua lunga esperienza professionale e dalla sua sensibilità, l’autrice ci mostra come la discesa negli inferi della propria ombra personale e delle proprie ferite, nonché dei propri ineludibili sogni, sia una preziosa occasione di rinascita che amplia la visione e il sentimento della vita e alfine può persino consentire di riveder le stelle.

Recensioni

Recensione di Francesco Roat su "Leggere:tutti"

Pare che nel Terzo millennio molte donne, pur evolute, emancipate e disincantate siano ancora attratte da un’illusione d’amore, senz’altro impossibile, che le invischia in relazioni erotico-sentimentali avvilenti, frustranti e devianti. È quanto scrive Carla Stroppa ‒ psicoanalista junghiana e scrittrice ‒ nel suo in un ultimo saggio intorno agli amori malati, declinabili quasi sempre al femminile. Ciò non significa che gli uomini ne siano esclusi, ma secondo la testimonianza della nostra dottoressa dell’anima sono soprattutto le donne a portare in analisi i loro problemi/miraggi amorosi.

Sì, perché con illusioni vere e proprie qui abbiamo a che fare o forse, meglio, con bisogni primari inappagati, i quali aprono nel cuore e nella psiche vuoti che la lei di turno cerca di colmare mediante un luiidealizzato/idolatrato a seguito d’una “romantica esaltazione”; anche quando di erotismo passionale o quasi esclusivamente sessuale si tratta. Però i sogni di tali incontri fin troppo appaganti durano poco e presto tendono a trasformarsi in incubi o delusioni cocenti. E l’amaro risveglio può preludere a quella che Stroppa chiama poeticamente la morte dell’anima, cioè la disperazione/desertificazione affettiva ed uno sterile cinismo esistenziale. “Talvolta ‒ nota l’autrice ‒, visto l’aumento dei femminicidi e dei suicidi, la delusione del sogno d’amore può approdare alla follia, alla malattia e persino alla morte del corpo. Se si seguono da vicino certe storie intime si scopre che tale fenomeno è sin troppo reale”.

L’ipotesi che il saggio presenta è la seguente: dietro ai cosiddetti amori impossibili si cela ogni volta la brama di un eros perfetto, il sogno di una fusione totale e pienamente gratificante con l’amato/a e, non certo da ultimo, il bisogno di colmare un vuoto d’antica provenienza: quello spalancatosi a causa di un rapporto fallimentare sperimentato durante l’infanzia con le figure genitoriali. Da qui una fatale coazione a ripetere incontri amorosi idealizzati e destinati, presto o tardi, a pretendere troppo dai partner e, specularmente, ad ulteriori fallimenti emozionali.

“Ho incontrato donne e uomini che si innamorano sempre dello stesso tipo di partner”, precisa la nostra psicoanalista. Amante fascinoso ma irraggiungibile ‒ come d’altronde erano stati i genitori dei pazienti presi in cura ‒ e destinato/a a far soffrire il membro più fragile d’una coppia incline fatalmente a scoppiare. Così o ci si condanna a reiterare storie erotico-sentimentali sempre uguali o ci si mette in discussione davvero (anche grazie all’analisi), al fine di compiere: “il percorso di conoscenza che conduce a quel salto ontologico che apre la psiche ai valori trascendenti e la mente a una dimensione più ampia e inclusiva”.

Si tratta innanzitutto di comprendere che “la perfetta felicità amorosa è impossibile”. Di più: è letale. Basti solo pensare appunto al rischio fin troppo reale di suicidio da parte delle deluse in amore o all’omicidio, mediante il quale mariti o fidanzati incapaci di troncare relazioni laceranti puniscono le loro ex: ree solo d’averli lasciati. Ma in che modo disincantarsi, si/ci chiede condivisibilmente Stroppa, “senza abbandonare l’incanto come componente irrinunciabile del proprio sguardo sulla vita”? In che maniera ri-orientare la speranza di poter un giorno finalmente abitare la dimensione ineludibile dell’amore in modo non distruttivo o autodistruttivo. Una dimensione, va precisato, in cui pretese ed attese vanno accantonate a -priori, costituendo giusto queste ultime gli ostacoli maggiori per la nascita e la crescita di un amore autentico, che, sia detto per inciso, non è declinabile solo all’insegna dell’eros, ma anche della filìa (l’amicizia/affinità profonda) e infine dell’agape (l’amore fraterno, universale, oblativo), che è forse il grado eccelso di un’affettività caratterizzata dalla capacità di amare/offrire gratuitamente, senza contropartita alcuna.

Liberarsi dalle illusioni, si diceva, ma attenzione! Stroppa fa bene a ricordarci come Jung ebbe ad osservare che: “le illusioni sono una proiezione dei motivi dell’anima in cerca della propria ragione d’essere”, se è vero che il fondatore della psicologia analitica ritiene che le nevrosi nascano dal non riuscire a trovare un senso alla propria esistenza. Pertanto la soluzione ‒ se davvero ve n’è una ‒ non sta certo nell’eliminare la “tensione all’unità tra maschile e femminile”, quanto comprendere la sua “valenza simbolica”, nonché il suo “intrinseco finalismo trasformativo”.

Tenuto conto del fatto che ogni evoluzione psichica (e aggiungerei: spirituale, termine purtroppo mal visto in questi nostri tempi in cui vige l’egemonia di un’algida ottica tecnico-scientifica) è resa possibile da una visione/intuizione dell’oltre. Di un oltre che non spenga la scintilla immaginativa/creativa che tutti noi nel profondo celiamo, pur nella consapevolezza degli ineludibili dati di realtà. Così, secondo l’autrice, i patimenti d’amore interrogati a fondo ‒ e capiti sino a far emergere dalla sofferenza una spinta al recupero della parte sana di sé ‒ possono: “traghettare la coscienza su un piano più profondo e più alto, più inclusivo e aperto su una visione umana d’insieme”. Non posso che far mia la sfida che lancia Carla Stroppa: giungere ad un cervello intero, in cui non siano separate le istanze dell’emisfero destro (detto femminile) ‒ sensibile, analogico, creativo ‒ da quelle del sinistro (detto maschile) ‒ analitico, sequenziale, logico. E ciò in vista di un nuovo umanesimo in cui non prevalga solo una modalità di porsi – quella che potremmo cogliere all’insegna del logos (il discorso logico-razionale) ‒ ma abbia ampio spazio l’ambito del mythos (il discorso poetico-poietico). Non si tratta di negare il sogno dell’anima che è sotteso a quello dell’amore impossibile, ma di permetterle di sognare altrimenti/ulteriormente, onde favorire l’apertura verso un oltre di bontà, di bellezza, di amore possibile.

Si tratta, ancora, di favorire un sano incontro fra l’io e l’altro da sé; meglio: una serie di sani incontri. E qui lascio volentieri la parola chiarificatrice all’autrice: “L’incontro è quindi necessario, è la meta agognata, sia essa intesa come connessione fra i poli opposti della psiche, come Coniunctio oppositorum da realizzarsi nell’anima, o come realtà di confronto fra esseri umani differenti, uomo e donna, ma non solo. L’incontro è la matrice impressa ab origine, il paradigma di ogni declinazione di vita che diventa una questione clinica nella misura in cui il primo incontro, ossia il primo amore assoluto del bambino con l’ambiente affettivo della famiglia, è fallito, deformando lo sviluppo dell’Io cosciente e dunque la sua possibilità di relazionarsi all’altro da sé in modo sano”.

Per risolvere una crisi amorosa la soluzione allora non sarà sempre e solo la separazione (spesso tuttavia auspicabile e inevitabile) o il cambio di partner bensì un cambio di sguardoinedito su di sé, sugli altri, sul mondo e sul modo di relazionarsi. Ma un tale mutamento prospettico comporta prima un lungo lavoro di scavo negli inferi tenebrosi del proprio inconscio per poter poi tornare a riveder le stelle. Misurarsi da soli con la propria Ombra ‒ per usare un termine junghiano ‒ è comunque arduo, come il renderci conto delle proiezioni (idealizzanti o squalificanti) che scagliamo addosso al nostro lui o alla nostra lei. Fare ciò con l’ausilio dell’analista può essere di grande aiuto ‒ non sempre, nota con assoluta onestà intellettuale Carla Stroppa, specie se il terapeuta dell’anima fa un cattivo uso del transfert o non è in grado di gestire l’impegnativa regia del setting terapeutico ‒, tenendo conto del fatto che: “Non si danno sviluppo e integrazione dell’identità a prescindere dall’incontro”.

E quello analitico può aiutare il paziente a rielaborare il lutto del distacco d’amore che, quantunque doloroso, “può essere uno scomodo ma fondamentale scalino verso la trasformazione”, ossia verso una metamorfosi innanzitutto spirituale, grazie alla quale lo sguardo narcisistico riesca a cessare di rivolgersi soltanto alla propria immagine. Ciò che quindi dovrebbe mutare, secondo l’autrice, è alla fin fine l’orientamento del tendere amoroso verso una direzione salutare, grazie a cui: “l’amore impossibile per il partner immaginato si fa amore possibile per la vita”.

Carla Stroppa, L’amore impossibile e le donne. Slanci, cadute e trasformazioni del desiderio, Moretti&Vitali, 2022, pp. 265, euro 24,00

https://leggeretutti.eu/carla-stroppa-lamore-impossibile-e-le-donne/

Eugenio Borgna su "L'amore impossibile e le donne"

Mia cara Carla, un libro bellissimo e originale che si confronta con un tema così complesso e così palpitante di vita come quello, lo dice il titolo, dell'amore impossibile e le donne. Sono sempre libri che nascono dalla esperienza viva che fai nelle tue psicoterapie, nelle tue riflessioni, nelle tue intuizioni, nelle tue associazioni vertiginose che fanno leggere questo tuo libro di una ricchezza ermeneutica e bibliografica indicibili. Sono proprio felice di questo nostro essere e sentirci in una sintonia che dà luce alle mie giornate e fa riemergere dalla memoria dell'animo gli incontri che abbiamo avuto a Novara. Un libro di una ampiezza tematica vertiginosa e di una cultura sconfinate che si intrecciano  l'una all'altra lasciando tracce che non si cancellano e che inducono a rileggere quello che scrivi con un entusiasmo e con uno stupore del cuore che pochi libri destano, sul tema della psicoterapia nelle sue diverse scintillanti articolazioni che nascono e si nutrono delle tue letture e delle tue riflessioni. Un grande libro, uno di quei libri che nn si possono non rileggere e che ad ogni lettura fanno riscoprire immagini e pensieri profondi che tu porti alla luce. Con la nostalgia di sempre e con la riconoscenza che viene, come tu ben sai, dal mio cuore, ti saluto e a presto.

Eugenio 

Maria Pia Barraco su L'amore impossibile e le donne

Non è morto l’amore possibile.

Non è morto l’amore impossibile.

Quale sia la natura umana, da cui discendono i modelli familiari, l’educazione, le relazioni sociali, la direzione della vita, a ciascuno è offerta la possibilità di dare un senso all’amore, all’incontro che ha sempre a che fare con la natura più intima della nostra essenza.

La sensibilità dell’autrice, dott.ssa Carla Stroppa, invita a leggere con lo sguardo poetico e con la percezione che incanta la vita nella sua realtà e negli abissi più profondi e reconditi del mistero segreto dell’amore.

Quali drammi si consumano negli amori tormentati dall’impossibilità di esser-ci “senza fine” ed oltre il trascendente?

Quali abusi psicologici, all’interno delle mura domestiche, consumano il cappio degli incontri segreti nelle stanze degli alberghi che tanto ricordano le camere, i motel e gli ambienti di Edward Hopper?!

Di cosa l’Anima è privata negli amori/amari ed impossibili? E quale percorso e’ necessario per risalire la china, a partire dalla perdita di un vuoto - assente ma ossessivo nello schema di un’ immagine, che non è desiderio dell’altro ma lo stampo di un’idea incompiuta, di un ideale mitico e irraggiungibile? Lo specchio, come ha detto Bachelard , scrive la psicoanalista Carla Stroppa, è l’ occasione per “ un’ immaginazione aperta”.

Negli amori impossibili si mettono in scena una molteplicità di maschere con i loro personaggi che recitano copie di copioni sul palcoscenico del teatro della vita. E quante immagini, sfumate e opache, riflettono gli specchi indefiniti dell’esistenza? E quale peso hanno le corazze che chiudono le porte e i portali degli addii del cuore?

Qual è l’incastro dei personaggi che prigionieri dell’amore impossibile si avvicinano e si allontanano, si sognano e si rimuovono, si confortano e si deludono, si uniscono e si separano? Insomma, amanti che rimangono incastrati nella dicotomia di un fuoco che distrugge ma non trasforma, di un ‘acqua che bagna ma non disseta, di un’aria che ghiaccia e congela.

Ed entrambi, amante/amato rimangono vittime e carnefici di se stessi , delle sovrastrutture costruite piano dopo piano, crisi dopo crisi , bisogno dopo bisogno, su una scala i cui pioli sono talmente fragili da non poterli ne’ scendere ne’ salire.

E qui vengono in soccorso le parole della dott.ssa Stroppa che, a pagina 97, invita a un percorso di introspezione “ senza delegare all’ideologia sociale […], all’ideologia bella e pronta che semplifica, banalizza, salta ogni dubbio, ogni interrogativo sull’oscurità delle ferite dell’anima individuale e sui propri limiti oggettivi”.

Si insinua, nella vita degli amanti, il dolore della quotidianità che trascina l’esistenza di se’ nella relazione con l’altro/a , come le chiome dei salici piangenti: cadenti e proiettati verso il basso. Ma è proprio quel ramo di salice che, come aiuto’ Cristo ad alzarsi sul Golgota , così aiuta gli amanti a sollevarsi dalle pene d’amore, dai tormenti delle sofferenze innervate di attese, di vuoti, di strade senza ponti, di vicoli ciechi, di aridi deserti.

Il libro è ben articolato nell’ alternanza dell’esperienza clinica e del pensiero analogico insieme alla letteratura e alla psicoanalisi. Consigliatissimo agli impossibili, ai fantasmi, alle ombre e a tutti coloro che si dichiarano “innamorati”.

Grazie, dott.ssa Carla Stroppa.

Isabella Vincentini su "L'amore impossibile e le donne"

 È un libro che CURA da cui si esce rigenerati e illuminati un “faro che orienta la ricerca e il cammino”, “il risveglio su un piano di superiore consapevolezza e visione” (p.22). È un libro numinoso che ha il potere di schiudere al lettore il “terzo occhio” verso l’oltre del possibile. Se ne esce trasformati, rigenerati, rafforzati, più leggeri e ottimisti. È un libro Salutare in quanto riesce a ricucire lo scarto tra illusione e realtà contemporaneamente su due livelli: dal lato del logos e dal lato della psyche

   Coinvolge e appassiona il logos del lettore per la vasta riformulazione di considerazioni, idee e concetti, per la disamina di relazioni, comportamenti, storie e archetipi e, contemporaneamente, a insaputa di chi legge, ci si accorge che Psiche ha spento la lampada perché è già avvenuta pagina dopo pagina, la Coniutio oppositorum tra logos e psyche.

   Mi sono interrogata su come fosse potuto accadere, ed allora ho sentito come se un rarissimo, caldo e generoso sentimento di UMANITÀ fuoriuscisse da ogni rigo, con quanta sensibilità, delicatezza, forza e comprensione indicasse nei limiti della physis, dell’umana natura, il fuoco sacro della vita. 

   Sì, oltre al valore culturale del libro, l’effetto salutare era dovuto alla Sua personale calda umanità, autentica, vera, non solo intellettuale e colta con cui aveva vergato ogni rigo illustrando, spiegando, raccontando e…. magicamente curando le disillusioni, i traumi e le sofferenze che fanno parte della vita.

   Non si tratta solo di un testo chiave per comprendere (con il logos) le problematiche di sempre e del nostro tempo, di un libro articolato e ricco di idee, concetti, riferimenti mitici, psicologici e poetici, ma di un libro a due facce come un’unica moneta che da un lato illustra e dall’altro consola, aiuta.                                                                                                                                           

   Se ne esce trasformati per questo forte sentimento di una umanità così raro e sensibile che riscalda ogni pagina, che ascoltando con solidarietà comprende e mostra il senso della sofferenza: il “sacro limite” della natura, la physis (La sacralità del limite). 

   È questa sacralità dei limiti inerenti alla natura umana che dischiude la rêverie, e l’anima risanata dallo scarto tra illusione e realtà, potrà, dopo averlo letto, ancora credere nelle insperate possibilità dell’amore impossibile.

“La luce oltre la porta”, ognuno con il proprio percorso esistenziale e non più con timore e smarrimento, ma con l’ardire di uno stupito e ritrovato senso di fiducia. 

  Complimenti e grazie per ciò che ci ha donato.

Davide D'Alessandro, "Huffington Post", ottobre 2022 "Potenza dell'amore impossibile"

di Davide D'Alessandro, "Huffington Post", ottobre 2022

Carla Stroppa, analista junghiana, attraverso struggenti storie cliniche, racconta la passione femminile, il dolore che ne deriva, le sofferenze dei figli, le cadute e le capacità trasformative del desiderio

Dico a Carla Stroppa che le sue pagine su Isabel sono uno splendore. Mi risponde che Isabel è una delle storie più struggenti da lei vissuta come analista e il fatto che io l’abbia colto le dà una particolare emozione. In realtà, “L’amore impossibile e le donne. Slanci, cadute e trasformazioni del desiderio”, edito da Moretti&Vitali, è tutta un’emozione e se nelle duecentosessanta pagine svettano quelle su Isabel è perché è una donna che con i suoi sospiri d’amore tutte le racchiude.

Scrive l’autrice: “Parlare d’amore oggi è un rischio continuo, una provocazione del pensiero e del sentimento. È come entrare in una terra minata nella quale un passo falso può innescare l’esplosione di malintesi, luoghi comuni e reazioni emotive. Tuttavia noi analisti siamo sempre esposti a questi rischi, giacché la quasi totalità di richieste di aiuto nasce da problemi sentimentali. Sono soprattutto le donne a portare in analisi l’argomento d’amore, sono soprattutto loro a definirsi – ancora e malgrado l’emancipazione – su base relazionale, ma ho notato la stessa tendenza anche fra gli omosessuali. Le dinamiche di fondo sono le medesime”.

Sono le donne, più degli uomini, a sentire il …sentimento, a calarsi nei labirinti oscuri della relazione, a contrarre l’infezione, a lavorarla, anche sdraiate sul lettino, a macerarsi per un dolore che non muore, per un non detto che continua a dirsi, per un’ansia a volte nascosta a volte palese, come se il patimento fosse un destino ineluttabile. Sono le donne, sempre le donne, a saperne di più, dell’amore e della morte, di come si ama e di come si muore, di come si rinasce se si riesce a rinascere.

Stroppa è donna e delle donne intuisce la profondità della parola, dello sguardo, del silenzio, ciò che gli occhi intendono rappresentare e ciò che i sogni intendono svelare, poiché l’inconscio è un motore sempre attivo, fonte inesauribile di materiali a cui attingere per dare senso a ciò che un senso sembra non avere. Dall’inconscio giunge anche il lamento filiale, il lamento dei bambini, povere vittime di amori finiti o lacerati. C’è una voce quasi unanime nel ribadire che la separazione tra genitori in lite è l’unica soluzione auspicabile per i figli. Una voce che tenta di lavare la coscienza, senza alcun successo. Spiega Stroppa: “A fare le spese dei conflitti tra maschile e femminile sono i figli che crescono strattonati di qua e di là, confusi e privi della possibilità di interiorizzare un modello di integrità fra i poli della psiche. I figli sono il futuro, pertanto mi chiedo per quale motivo il pensiero medio collettivo si occupi ancora così poco dei loro diritti. Abbiamo un bel dire noi psicoanalisti in merito all’importanza dei primi mesi e dei primi anni di vita per forgiare la salute o la malattia mentale! I bambini non capiscono che cosa stia succedendo ai grandi e sviluppano come naturale conseguenza un sentimento di disorientamento, sfiducia in sé stessi e nel mondo. Si sbriciola il senso di identità, anzi non si forma proprio, e i più svariati e raccapriccianti sintomi psicosomatici ammorbano la loro vita”.

Sì, è anche morbo, amore, il morbo che ti assale, che dilaga, che investe la coppia e chi ne fa le spese. Le pene d’amore, dell’amore possibile e impossibile, sono indagate nel tempo e fuori dal tempo. Stroppa ci ha abituati a straordinarie immersioni nella letteratura, nella poesia, nella cultura alta e raffinata che sull’amore ha visto e previsto, ha fornito consigli che non sono stati mai ascoltati. 

Bisogna perdersi in questo libro, il suo miglior libro, perché ogni parola è la nostra parola, ogni immagine è la nostra immagine, ogni mito è il nostro mito. Isotta è ancora tra noi, Paolo e Francesca ci camminano accanto, respirano con noi. Se Thomas S. Eliot diceva che i nostri giorni d’amore sono così pochi, dunque facciamo almeno che siano divini, è il sogno inguaribile che abbiamo nell’anima a muoverci, a farci provare ancora, anche quando sappiamo che il fallimento è inevitabile, che lo scacco è dietro l’angolo.

Stroppa chiude con i versi di Achmatova: “Non berremo dallo stesso bicchiere/ L’acqua o il dolce vino,/ Al mattino non ci daremo baci,/ E a sera non guarderemo alla finestra./ Tu il sole respiri, io la luna/ Ma siamo vivi dello stesso amore”.

Dello stesso amore che ci consuma, dello stesso amore che ci tiene in vita, dello stesso amore che permette all’autrice di scrivere all’interno di un flusso che sembra possederla. Potenza dell’amore!