Davide D’Alessandro, “Huffington Post”, ottobre 2022 “Potenza dell’amore impossibile”

di Davide D’Alessandro, “Huffington Post”, ottobre 2022

Carla Stroppa, analista junghiana, attraverso struggenti storie cliniche, racconta la passione femminile, il dolore che ne deriva, le sofferenze dei figli, le cadute e le capacità trasformative del desiderio

Dico a Carla Stroppa che le sue pagine su Isabel sono uno splendore. Mi risponde che Isabel è una delle storie più struggenti da lei vissuta come analista e il fatto che io l’abbia colto le dà una particolare emozione. In realtà, “L’amore impossibile e le donne. Slanci, cadute e trasformazioni del desiderio”, edito da Moretti&Vitali, è tutta un’emozione e se nelle duecentosessanta pagine svettano quelle su Isabel è perché è una donna che con i suoi sospiri d’amore tutte le racchiude.

Scrive l’autrice: “Parlare d’amore oggi è un rischio continuo, una provocazione del pensiero e del sentimento. È come entrare in una terra minata nella quale un passo falso può innescare l’esplosione di malintesi, luoghi comuni e reazioni emotive. Tuttavia noi analisti siamo sempre esposti a questi rischi, giacché la quasi totalità di richieste di aiuto nasce da problemi sentimentali. Sono soprattutto le donne a portare in analisi l’argomento d’amore, sono soprattutto loro a definirsi – ancora e malgrado l’emancipazione – su base relazionale, ma ho notato la stessa tendenza anche fra gli omosessuali. Le dinamiche di fondo sono le medesime”.

Sono le donne, più degli uomini, a sentire il …sentimento, a calarsi nei labirinti oscuri della relazione, a contrarre l’infezione, a lavorarla, anche sdraiate sul lettino, a macerarsi per un dolore che non muore, per un non detto che continua a dirsi, per un’ansia a volte nascosta a volte palese, come se il patimento fosse un destino ineluttabile. Sono le donne, sempre le donne, a saperne di più, dell’amore e della morte, di come si ama e di come si muore, di come si rinasce se si riesce a rinascere.

Stroppa è donna e delle donne intuisce la profondità della parola, dello sguardo, del silenzio, ciò che gli occhi intendono rappresentare e ciò che i sogni intendono svelare, poiché l’inconscio è un motore sempre attivo, fonte inesauribile di materiali a cui attingere per dare senso a ciò che un senso sembra non avere. Dall’inconscio giunge anche il lamento filiale, il lamento dei bambini, povere vittime di amori finiti o lacerati. C’è una voce quasi unanime nel ribadire che la separazione tra genitori in lite è l’unica soluzione auspicabile per i figli. Una voce che tenta di lavare la coscienza, senza alcun successo. Spiega Stroppa: “A fare le spese dei conflitti tra maschile e femminile sono i figli che crescono strattonati di qua e di là, confusi e privi della possibilità di interiorizzare un modello di integrità fra i poli della psiche. I figli sono il futuro, pertanto mi chiedo per quale motivo il pensiero medio collettivo si occupi ancora così poco dei loro diritti. Abbiamo un bel dire noi psicoanalisti in merito all’importanza dei primi mesi e dei primi anni di vita per forgiare la salute o la malattia mentale! I bambini non capiscono che cosa stia succedendo ai grandi e sviluppano come naturale conseguenza un sentimento di disorientamento, sfiducia in sé stessi e nel mondo. Si sbriciola il senso di identità, anzi non si forma proprio, e i più svariati e raccapriccianti sintomi psicosomatici ammorbano la loro vita”.

Sì, è anche morbo, amore, il morbo che ti assale, che dilaga, che investe la coppia e chi ne fa le spese. Le pene d’amore, dell’amore possibile e impossibile, sono indagate nel tempo e fuori dal tempo. Stroppa ci ha abituati a straordinarie immersioni nella letteratura, nella poesia, nella cultura alta e raffinata che sull’amore ha visto e previsto, ha fornito consigli che non sono stati mai ascoltati. 

Bisogna perdersi in questo libro, il suo miglior libro, perché ogni parola è la nostra parola, ogni immagine è la nostra immagine, ogni mito è il nostro mito. Isotta è ancora tra noi, Paolo e Francesca ci camminano accanto, respirano con noi. Se Thomas S. Eliot diceva che i nostri giorni d’amore sono così pochi, dunque facciamo almeno che siano divini, è il sogno inguaribile che abbiamo nell’anima a muoverci, a farci provare ancora, anche quando sappiamo che il fallimento è inevitabile, che lo scacco è dietro l’angolo.

Stroppa chiude con i versi di Achmatova: “Non berremo dallo stesso bicchiere/ L’acqua o il dolce vino,/ Al mattino non ci daremo baci,/ E a sera non guarderemo alla finestra./ Tu il sole respiri, io la luna/ Ma siamo vivi dello stesso amore”.

Dello stesso amore che ci consuma, dello stesso amore che ci tiene in vita, dello stesso amore che permette all’autrice di scrivere all’interno di un flusso che sembra possederla. Potenza dell’amore!