Recensione di Carlo Landini, “Studi Cattolici”

Carla Stroppa, La luce oltre la porta, Morelli & Vitali, Bergamo 2008, pp. 240, euro 17. 

Il libro reca il suggerente sottotitolo Dei e muse nel teatro dell’anima. Non è facile, in effetti, e proprio qui stanno il grande interesse e la pre­ziosità dell’opera, rintracciare negli scritti dei grandi autori del passato quegli archetipi, quelle figure obbligate, quei miti personali e collettivi, capaci di mettere allo scoperto e ad­ditare al lettore le relazioni fonda­mentali tra psiche e azione denota­ta, tra la diegesi narrativa, sempre personale e situata, e quella simbo­lica e collettiva che, quasi in paral­lelo, in gran segreto opera in modo da indirizzare il lettore verso questo o quell’esito fabulare. Quando lo Stagirita parla di una kàtharsis, il suo proposito è chiaro e, come tale, si rispecchia nella produzione del grande teatro attico: Eschilo, Sofo­cle, Euripide. Ma non dice, l’autore della Poetica, come ciò avvenga. La scuola junghiana contemporanea ci aiuta a capire. Già il grande Aldo Carotenuto si era a lungo oc­cupato di rapporti tra psicanalisi e letteratura, a partire dalle sue ricer­che su Pasolini, su Kafka – nel suo bellissimo saggio La chiamata del Daimon su Apuleio, Dostoevskij, Shakespeare e Bousquet. Ora è la volta di Carla Stroppa, analista au­torevole, membro dell’Arpa e dello Iaap (le due maggiori associazioni internazionali che riuniscono anali­sti e studiosi di indirizzo junghia­no), responsabile del settore scienti­fico e umanistico della casa editrice Moretti&Vitali, docente universi­taria – insegna presso la Scuola di specializzazione del corso di Psico­logia dell’Università di Torino – ora è lei a cimentarsi nell’impresa e a condurre il lettore, attraverso una scrittura sempre appassionata e avvincente, dietro le quinte del «teatro della psiche». Affiorano così, fra le righe dei grandi capolavori del pas­sato, quelli che dobbiamo a Goethe, a Rilke, a Pessoa, a Yeats, a Joyce, alla Campo, le figure di riferimento, mitiche, sapienziali, di un percorso esistenziale e conoscitivo insospettato, in parte, forse anche inquietan­te. All’importanza e, vorremmo dire, all’ineluttabilità del mito e della «figura» di Afrodite nella civiltà moderna e contemporanea (il cui fascino oltremondano è surrogato da quello più terreno e sensuale del­la ninfa Calipso) è dedicato il primo capitolo del saggio. Ecco Ermes, dio dei viandanti, ma anche dei cer­catori di verità, ecco Atena, prototipo della donna moderna, socialmente impegnata. il cui lògos razio­nale si manifesta oggi in ambito la­vorativo e professionale. Ma è Afrodite a dominare su ogni altra istanza della psiche. Anche da un punto di vista cattolico si possono condividere non solo l’auspicio dell’autrice di «aprire la porta sull’ol­tre, vale a dire trasformare – per quanto è possibile e clinicamente auspicabile – lo stato di coscienza. la visione delle cose» (p. 119), ma anche a saggiare «l’immateriale consistenza dellanima, che pesa a dire il vero così tanto e così tanto fa male, e così tanto influisce sulle vi­cende quotidiane» (ibidem). San­t’Agostino espresse con altrettanta efficacia la relazione di consusianzialità che lega l’individuo alla pro­pria anima e al mondo. La «fuga dell’anima» da quest’ultimo (p. 126) è sviscerata dall’autrice con estrema finezza: in questa fuga Car­la Stroppa ravvisa le fattezze della nostalgia, di quella «solitudine che estranea così dolorosamente dalla vita», di quello «smarrimento radi­cale che fa sentire sulla sponda op­posta a quella giusta» (p. 15 l ). Un libro che consigliamo di leggere per le riflessioni profonde, feconde, che esso è in grado di stimolare. Le «de­rive del cuore» son quelle che più avvicinano queste pagine, alcune delle quali struggenti e memorabili, all’autore delle Confessiones, fra esse «il dubbio, il senso del mistero, del trascendente, lo stupore, la so­spensione del giudizio, la pietas, la passione, l’amore, la devozione, l’i­dealità, la capacità di indignarsi di fronte al brutto, all’ingiusto, al vol­gare, alla stupidità» (ibidem}.

Carlo Alessandro Landini